Dipingere le soglie
Azioni specifiche dal 10 al 31 ottobre 2024 Fabbrica del Vapore Sala Messina
Il Fonds de dotation Barotte Madau e l’associazione T.Art, in coproduzione con la Fabbrica del Vapore, in collaborazione con il Centre Gilles Gaston Granger – CNRS Université d’Aix-Marseille, l’associazione Ferrobedò, e con il patrocinio dell’Institut français di Milano presentano una serie d’incontri-dialoghi sull’arte che si svolgeranno durante la retrospettiva di Jean-Marie BAROTTE dal 5 al 31 ottobre 2024.
Dipingere le soglie
1 ) 10 ottobre 2024 ore 18,00 – Genesi del linguaggio – Creazione di un proprio linguaggio
2 ) 17 ottobre 2024 à 18h00 – Il teatro – la messa in gioco – il processo creativo
3 ) 24 ottobre 2024 à 18h00 – Ricerca filosofica – Ici, s’éteint le langage
4 ) 31 ottobre 2024 à 19h00 – Filosofia e spiritualità – Tout se tient en équilibre précaire
Partendo da un’analisi approfondita del processo creativo di Jean-Marie Barotte, il percorso di incontri ha come obiettivo principale di aprire un tavolo di discussione sulle condizioni che strutturano il “linguaggio”.
A tal proposito saranno chiamati a intervenire filosofi, curatori e giornalisti.
Soglie/Passaggi
Appuntamenti filosofici sull’Arte e sull’opera di Jean-Marie Barotte
- Puisse cette main où l’esprit s’est blotti, être pleine de semences* –
Possa questa mano dove si è annidato lo spirito essere piena di seme.
Toute existence a besoin d’un témoin – Ogni esistenza ha bisogno di un testimone
- Le jeu du Je – il gioco dell’Io
- Ici, s’éteint le langage* – Qui la lingua tace
- Tout se tient en équilibre précaire
* E.Jabès – Le Livre des marges
La matière vivante – Il pensiero diventa forma: il processo artistico di Jean-Marie Barotte
Il complesso linguaggio di Jean-Marie Barotte, definito dai suoi estimatori come arte colta, è il punto di partenza per una kermesse di incontri con il pubblico milanese e un ventaglio di personalità che indagheranno il processo artistico nei suoi aspetti, formali, intellettuali e spirituali.
Per comprendere il lavoro di Jean-Marie Barotte è stato necessario mettere a punto una metodologia capace di decodificare il suo linguaggio, il quale traccia un cammino dell’anima nella materia. Attuare questa decodificazione è stato fondamentale, per avvicinarsi al suo giardino segreto, fatto di pensieri, letture, schizzi, appunti, libri, frasi annotate e opere compiute. Cogliere il senso profondo di questa nuova lingua, il cui alfabeto è fatto di segni, luce e ombre, di lettere e di sensi celati di parole incompiute, apre a chi guarda nuovi orizzonti. Questo lavoro è fonte d’ispirazione per un più ampio studio con personalità del mondo culturale milanese e d’oltralpe. Gli ospiti chiamati a partecipare ai dialoghi indagheranno la complessità del processo creativo nell’arte e la necessità di strutturare nuove lingue in campo artistico.
Gli assi tematici attorno ai quali gli incontri si svilupperanno, sono stati identificati suddividendo il lavoro artistico di Jean-Marie Barotte lungo quattro capisaldi principali:
1 ) 10 ottobre 2024 ore 18,00 – Genesi del linguaggio – Creazione di un proprio linguaggio
La diversità, la consapevolezza di essere singolare, è una delle condizioni dell’artista?
- Interverranno: Il critico curatore della mostra Marco Bazzini, Federico Crimi curatore dell’archivio JMB, Maria Cristina Madau presidente della fondazione BarotteMadau, il filosofo e critico dell’arte Roberto Paolo Malaspina.
– Puisse cette main où l’esprit s’est blotti, être pleine de semences* Edmond Jabès
Possa questa mano dove si è annidato lo spirito essere piena di semi.
– Toute existence a besoin d’un témoin
Per Barotte riconoscere la propria diversità e accettarla è stato un passo fondamentale per identificare la propria cifra, il germe di una lingua singolare, trasformata in linguaggio per sé stessi e per gli altri. Si tratta di sperimentare dei percorsi esperienziali che permettano di trovare dei modes d’emploi * che rivelano concezioni del mondo singolari, da parte di chi viene considerato o che si sente diverso. (*rif. L’Adulte surdoué à la conquête du bonheur, Edizione Albin Michel, di Monique de Kermadec)
“Jean-Marie Barotte era considerato una persona speciale ed era consapevole di esserlo, ha assunto la sua unicità fino alla fine; l’esigenza di creare una propria lingua può nascere da un disagio, da una diversità, da un sentirsi inadeguato, dall’impossibilità di comunicare con una lingua comune.” (Maria Cristina Madau)
Creazione di un proprio linguaggio
La pratica esperienziale di uno stato creativo ( la messa in gioco e la mise en danger) permette di trovare modalità di trasformazione, ciò che veniva considerato un limite diviene un potenziale. Attraverso queste pratiche si sperimentano dei percorsi metodologici, dei modes d’emploi, istruzioni d’uso, che fanno emergere personali concezioni del mondo e sono l’espressione di una propria lingua, non comune e non riconosciuta dalla comunità: i non-linguaggi. Questi non-linguaggi esprimono la singolarità della struttura psichica, emozionale, percettiva e poetica di ciascuno, esprimono la firma originale, sono “il testimone” che ci differenzia. Questa firma è la chiave di lettura: il punto zero, la prima lettera di un nuovo alfabeto. Riconoscere il punto zero di una lingua ci permette di decifrare, di leggere e comprendere nuove forme. Attraverso queste lingue l’artista non spiega la visione del mondo, esprime emozioni e visioni singolari.
2) 17 ottobre 2024 ore 18,00 – Il teatro – la messa in gioco – il processo creativo –
Interverranno : la regista Marzia Loriga, la critica teatrale Sara Chiappori, lo storico Giacomo Agosti.
Le jeu du Je – Il gioco dell’Io
Ou est ce Je?
L’eredità di Kantor – La ricerca pittorica di Barotte comincia con i disegni realizzati su carta da lettere d’Hotel nelle camere d’albergo durante le tournée con il regista Tadeusz Kantor, il fragile supporto sembra quasi sottolineare la precarietà della traccia del viaggio. La lunga esperienza vissuta con il maestro Kantor permette a JMB una profonda comprensione della costruzione dello spazio mentale usato dal regista, non uno spazio fisico ma un’evocazione intangibile che permette a chi guarda di farla propria. Barotte traspone questo concetto nella pittura, trasformando la materia e lo spazio in scene mentali evocative. (spazio mentale T.Kantor testo di Antonello Zanda)
Barotte per poter creare si mette in gioco, mettersi in gioco permette di trovare delle pratiche per fare il passo successivo: il processo creativo è una di quelle pratiche che permette di acquisire i mezzi per elaborare una trasformazione in cui le frontiere possono trasformarsi in soglie, porte, e generare schemi differenti e singolari d’espressione, portatori di linguaggi differenti.
Nel processo creativo si instaura uno stato creativo: l’enjeu, la posta in gioco, nello stato creativo, fa emergere una visione singolare che viene trasformata in linguaggio; en je, in me, incarna la materia
e l’intangibile.
3) 24 ottobre 2024 ore 18,00 – Ricerca filosofica – Ici, s’éteint le langage – Qui la lingua tace.
Interverranno: il filosofo Giuseppe Di Liberti, il filosofo Pascal Taranto, la critica d’arte Viviana Gatica.
Interprete: Myrtille Montaud
Come ascoltare i silenzi evocati da una lingua che sonda l’imperscrutabile?
Un approccio filosofico e formale del segno, apre una riflessione semantica e semiotica riguardo ad un linguaggio che rinvia a qualcos’altro. Fin dall’inizio della sua ricerca, Jean-Marie Barotte indaga i temi filosofici che lo accompagneranno durante tutto il suo percorso. Nella composizione formale appaiono insieme ai segni, lettere e cifre, che compongono come dei geroglifici l’alfabeto della sua lingua e racchiudono il senso profondo del suo pensiero. Nelle sue opere la composizione formale, le materie e il colore costituiscono delle scene filosofiche, degli spazi mentali, dove ciascun elemento rimanda, come in un gioco di specchi, a dei riferimenti letterari. L’artista si dedica a una ricerca incessante alternando i periodi di riflessione e studio ai periodi di realizzazione delle opere. I lunghi periodi di studio gli permettono di indagare e affinare la sua ricerca, da più punti di vista, formale, espressivo, concettuale e spirituale. Il suo linguaggio si stratifica andando sempre più in profondità.
Barotte crea delle cosmogonie che ci interrogano sulla questione del tempo, dello spazio, del passaggio, della morte, dell’esistenza. Tra gli autori di riferimento Jacques Derrida, San Juan de La Cruz, Edmond Jabès, Maurice Blanchot.
Pour Barotte l’enjeu é en je, in me; (le lettere-segni e i numeri incarnano il suo pensiero: S, seuil – T, temps -Ph, phoné – Th, théologie o Thanatos ?) .
4) 31 ottobre 2024 ore 19,00 – Filosofia e spiritualità – Tout se tient en équilibre précaire
Interverranno : la critica d’arte curatrice della mostra Chiara Gatti, lo scrittore Dominique Dussaussoy, il Lama Sonam Chophel.
Interprete: Myrtille Montaud
A partire da una lettura trasversale dell’opera di Jean-Marie Barotte si aprirà un dialogo sul cammino spirituale e sul percorso intellettuale e psicanalitico che costella la creazione artistica nella storia dell’arte e nella contemporaneità.
Nel ciclo La Noche Oscura, dedicato alla ricerca della luce che affiora come un barlume dall’oscurità, l’artista marca un passaggio fondamentale nella sua ricerca pittorica, i suoi neri non saranno più dipinti con le tecniche tradizionali, ma saranno il frutto di un lungo lavoro di sedimentazione della combustione del fuoco delle candele e delle lanterne ad olio, un gesto che richiama l’immagine evocativa dell’eremita che con la sua lanterna illumina il lungo cammino.
La sua produzione artistica si conclude con la serie Tout se tient en équilibre précaire.
Negli ultimi lavori del dicembre 2020, Barotte attraverso le sue opere ci parla, ci prepara al momento in cui non ci sarà più. Queste opere rivelano la forza del suo linguaggio, ci prendono per mano, con grazia e riservatezza, ci accompagnano dall’altra parte, ricordandoci che L’ombra della morte è bianca, …è luce.
Queste opere testimoniano il punto estremo nella materia, sono soglie verso l’imperscrutabile.
Barotte nella sua ricerca linguistica gioca con le parole, crea specchi contrapposti che capovolgono l’immagine, crea una realtà essenziale che rivela la natura dello spirito. Nei suoi appunti scrive:
L’univers s’écrie dans le corps – L’univers s’écrit dans le corps.
L’universo grida nel corpo – l’universo si scrive nel corpo.
Nel primo enunciato è dove si prende coscienza dell’abisso.
Nel secondo enunciato è l’universo che scrive in una moltitudine di forme.
Il ciclo di incontri
Per gli appuntamenti milanesi alla Fabbrica del Vapore contiamo sulla collaborazione di docenti universitari dell’Università Statale di Milano, l’ Université di Aix-Marseille, l’Accademia di Belle Arti di Brera Milano e l’intervento di illustri intellettuali. Gli incontri sono strutturati come un corso di approfondimenti, che permettono al pubblico di comprendere il complesso processo della creazione artistica e di decodificare la cifra riconoscibile che distingue la lingua di ciascun artista. Ogni incontro sarà strutturato come un tavolo a più voci.
I moderatori delle conferenze: Federico Crimi, curatore della catalogazione dell’archivio delle opere di Jean-Marie Barotte e Maria Cristina Madau compagna di vita e partner artistica di JM Barotte, testimone storico del percorso dell’artista dal ‘90 fino alla sua morte.
Il calendario prevede un appuntamento settimanale per tutta la durata della mostra, dal 5 al 31 ottobre 2024.
I relatori: lo storico Giacomo Agosti, insegna metodologia della critica d’arte e pratica dello spettacolo all’Accademia di Brera di Milano; il critico e storico dell’arte Marco Bazzini; il filosofo Giuseppe Di Liberti, Maître de conférences Université d’Aix-Marseille ; lo scrittore e saggista Dominique Dussaussoy; la critica teatrale Sara Chiappori; il Lama Sonam Chophel; lo storico e archivista dell’archivio JMB Federico Crimi, Direttore del Museo Parisi di Maccagno; la critica d’arte Viviana Gatica; la critica e storica dell’arte Chiara Gatti, Direttrice del Museo MAN di Nuoro; l’attrice e regista Marzia Loriga; l’artista e direttrice artistica Maria Cristina Madau, fondatrice del Fonds de Dotation Barotte Madau, centre de recherche; lo storico dell’arte e dottore di ricerca in estetica, Università Statale di Milano, Roberto Paolo Malaspina; il filosofo Pascal Taranto, Direttore del Centre Gilles Gaston Granger – CNRS Université d’Aix-Marseille
Giacomo Agosti insegna metodologia della critica d’arte e pratica dello spettacolo all’Accademia di Brera.Ha presentato installazioni sonore, derivate dall’opera lirica di repertorio e non, al Museo del 900, al Poldi Pezzoli, al Museo Nazionale di Napoli, sull’Isola Comacina e al Teatro di Renzo Piano all’Aquila. Per l’orchestra di Milano Classica ha curato nel 2013 la regia della prima ripresa moderna dei Due Ragazzi Savoiardi di Nicolas Dalayrac.Ha fondato nel 2003 l’Associazione Il Nuovo Mondo che è impegnata nella promozione della musica del Novecento e degli scambi artistici con i cinesi di oltre mare. Fa parte del comitato direttivo del circolo Ferrobedò di Milano. Sta pubblicando per l’editore Ricordi il libro L’Isola delle Sirene. Cultura Omosessuale e Musical Americano da Busby Berkeley a Betty Grable.
Marco Bazzini è docente di Storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino e di Storia e critica del design contemporaneo presso ISIA Design Firenze. È Responsabile scientifico dell’Archivio Emilio Isgrò e dell’Archivio Marco Bagnoli. Collabora con Fondazione Dynamo Camp per i programmi e gli eventi di arte.
Dal 2007 al 2013 è stato Direttore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.
Sara Chiappori, giornalista e critica teatrale, vive e lavora a Milano. Scrive di spettacoli e cultura per il quotidiano la Repubblica e i suoi magazine. Docente a contratto alla Civica scuola di teatro Paolo Grassi di Milano. Per Mimesis edizioni ha curato il volume “Strehler. Il gigante del Piccolo” (2022), per La Nave di Teseo ha curato il volume “Cile 1973” (2023).
Federico Crimi, si occupa di storia dell’architettura e delle trasformazioni del paesaggio, con saggi e monografie. Ha catalogato, per la Tate Britain di Londra, un corpus di disegni di viaggio di William Turner tra i laghi Maggiore, di Como e Milano. È catalogatore scientifico della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) per le Opere d’Arte e l’Architettura nella Diocesi di Milano. È stato responsabile degli archivi letterari Vittorio Sereni e Piero Chiara di Luino (Va) nel 2020-21. Dal 2022 è responsabile della programmazione scientifica e culturale del Civico Museo Parisi Valle di Maccagno (Va).
Giuseppe Di Liberti insegna estetica all’Università di Aix-Marseille ed è membro del Centre Gilles Gaston Granger (UMR 7304). Le sue ricerche si sono principalmente concentrate sulla nozione di sistema delle arti, sull’estetica dell’Illuminismo francese, sulle teorie contemporanee dell’immagine, sulla dimensione cognitiva dell’esperienza estetica.
Dominique DUSSAUSSOY, scrittore e saggista, ha seguito diversi percorsi paralleli: scienza, psicoanalisi, musica, viaggi e commercio in Asia. Pratica il Buddismo Zen dal 1975, ed è stato ordinato monaco nel 1979. Ha pubblicato vari saggi, traduzioni e romanzi.
Chiara Gatti è storica e critica dell’arte. Scrive per le pagine de “La Repubblica”, compresi “il Venerdì” e “Robinson”. È direttrice del Museo MAN di Nuoro. Ha curato tre volumi dedicati all’opera di Leone Lodi (Officina Libraria 2015-2017). Con Lea Vergine ha scritto L’arte non è faccenda di persone perbene (Rizzoli 2016). Ha curato la selezione dei saggi di Giorgio Mascherpa raccolti in L’emozione e l’incanto dell’arte. Da Lotto a Fontana (Ceribelli 2019). Con Interlinea ha pubblicato Insolite natività (2012), Chagall. Sogno di una notte di Natale (2018), Nevicate d’arte (2021) e Sotto una buona stella (2022), Una storia dorata (2023). Ha curato mostre per istituti pubblici e privati, fra cui Baj, Baj Chez Baj; Giotto e Fontana. Lo spazio d’oro; Emilio Isgrò. Sillogismo del cavallo; Matisse. Metamorfosi; Giacometti e Fontana: la ricerca dell’assoluto; Guernica. Contro tutte le guerre.
Viviana Gatica, critica dell’arte, Viviana Gatica ha dedicato gli ultimi decenni a rafforzare i legami culturali tra Francia e Italia. Ha progettato e curato numerose manifestazioni istituzionali, tra cui la programmazione espositiva commemorativa per il 70° anniversario dell’Instituto Francese di Milano e numerose retrospettive dei più noti artisti francesi al Museo Bagatti Valsecchi, all’Instituto Francese e al Carrousel du Louvre. Laureata presso l’École des Arts dell’Università Pantheon-Sorbonne, ha conseguito i Master di II livello in Direzione di Istituzioni e Progetti Culturali e in Scienze e Tecniche delle Esposizioni. Le sue ricerche accademiche si concentrano sugli ecosistemi dell’arte contemporanea in Francia e in Europa nell’era della globalizzazione. Il suo contributo si estende al ruolo di relatrice invitata presso le università milanesi nel campo dei Beni Culturali.
Marzia Loriga, presidente e direttrice artistica del Teatro Alkaest, regista e attrice. Dal 1980 al 1987 è attrice negli spettacoli di Tadeusz Kantor e fa parte del Teatr Cricot2. Nel 1984 insieme agli attori italiani scelti da Kantor fonda la compagnia Teatro Alkaest; il primo spettacolo ” Parata senza coccodrillo” è prodotto e debutta al CRT di Milano. Regista e attrice in spettacoli prodotti dal CRT si dedica anche al Teatro Sociale, progettando e dirigendo spettacoli che sono stati replicati in prestigiosi Festival italiani e stranieri.
Maria Cristina Madau è direttrice artistica e artista pluridisciplinare, nel corso della sua attività firma regie di teatro, opere liriche e dirige diversi progetti interdisciplinari. Dal 2023 è fondatrice e presidente del FDBM, Fonds de Dotation Barotte Madau con sede in Francia, e dirige il centro di ricerca del Fondo.
Roberto Paolo Malaspina è storico dell’arte e dottore di ricerca in estetica. I suoi interessi incrociano storia e teoria dell’arte contemporanea, cultura visuale, gender e queer studies. Ha lavorato come curatore indipendente ed è co-fondatore della rivista d’arte contemporanea TBD-Ultramagazine..
Lama Sonam Chopel è entrato nel Dharma all’età di 8 anni e ha studiato alla scuola Nyingmapa. Nel 1988 è stato nominato da Sua Eminenza Kyabje Karma Rangjung Kunkhyab professore di filosofia buddista e capo spirituale dell’Istituto Marpa. Da allora, secondo i desideri del Maestro, ha perpetuato la trasmissione e gli insegnamenti del lignaggio Shangpa Kagyupa.
Pascal Taranto è professore di filosofia all’università di Aix-Marseille, direttore del Centre Granger e membro del Institut Universitaire de France (IUF).
Biografia di Jean-Marie Barotte
Nato nel 1954, da padre francese e madre italiana, dopo il diploma al liceo Scientifico Vittorio Veneto, frequenta gli ambienti del teatro milanese. Negli anni settanta frequenta i corsi di teatro antropologico della Comuna Baires di Milano, teatro indipendente argentino fondato a Milano nel 1977. Prosegue con l’esperienza teatrale facendo parte del gruppo di che con il fondatore storico Mario Montagna fondano il Teatro i a Milano. Dopo queste diverse esperienze della scena culturale dell’epoca, Barotte si addentra nel mondo del teatro di ricerca internazionale, che lo porta a vivere l’esperienza di attore diretto dal regista e pittore Tadeusz Kantor nel 1980. Nello stesso periodo lavora con la compagnia milanese Teatro AlKaest con Marzia Loriga ed altri attori che hanno fatto parte della compagnia Cricot 2 di Kantor. Nel 1987 partecipa a documenta 8 Kassel con lo spettacolo di Kantor Macchina dell’amore e della morte.
Alla fine degli anni ottanta, con l’esperienza decennale di sperimentazione con il grande regista, in Barotte nasce l’esigenza di sviluppare un proprio linguaggio. La sua ricerca visiva inizia durante le tournée teatrali, realizzando i suoi primi disegni nelle camere d’albergo in giro per il mondo.
Per dare forma al suo pensiero l’artista intraprende quindi un nuovo percorso, comprende che la pratica teatrale non corrisponde più alle sue esigenze e conclude il suo vissuto come attore per dedicarsi interamente all’indagine visiva che lo porterà nel corso degli anni alla pittura. La letteratura e la filosofia sono gli strumenti che lo accompagneranno nel suo cammino; I legami con l’opera letteraria di Edmond Jabès, l’opera poetica di Paul Celan, il percorso spirituale di San Juan de la Cruz, l’opera filosofica di Jacques Derrida, ispirano l’artista in una continua narrazione filosofico-pittorica. La sua opera testimonia un ricorso a una violenza pittorica quasi necessaria per arrivare ad esprimere il concetto di sublime.
Le sue opere testimoniano una profonda riflessione, formale e concettuale, maturata di pari passo col suo cammino spirituale; quel cammino che nella serie ispirata alla ‘Noche oscura’ di San Juan de la Cruz conduce dall’oscurità alla luce. I neri vellutati fanno affiorare un lontano barlume e rivelano una via alternativa all’oscurità, dando forma a quel continuo dialogo dell’esistenza con la finitudine.
L’artista lavorava per sottrazione, come nella tecnica teatrale si sottraeva per far spazio alle sue opere. Forse proprio grazie alla sua importante esperienza in teatro, considerava la sua presenza troppo ingombrante per la sua arte. Il senso profondo dei suoi silenzi e delle sue assenze devono essere considerati come una lunga meditazione che si manifesta attraverso la sua ricerca, le materie impalpabili, le forme, i segni, i neri alchemici dai quali emerge la luce e il colore. La sua pittura si esprime come una poesia muovendosi tra continui rimandi filosofici.
Jean-Marie Barotte ha vissuto intensamente l’epoca d’oro della vita culturale della Milano tra gli anni ’70 e ’90, periodo che vede protagonisti alcuni dei più importanti movimenti artistici meneghini portati sulla scena mondiale; questo fermento gli consente di formarsi in un contesto favorevole agli incontri internazionali.
Un progetto di :
35 rue de l’Eglise 75015 Paris
Contatti: info@fondsbarottemadau.org
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